La guerra fredda oggi

La guerra fredda oggi

Attualmente, dopo la caduta dell'Unione Sovietica, la situazione di "guerra fredda" può esser considerata ormai superata. Tuttavia, durante gli anni 2000 si sono verificati alcuni episodi di contrapposizione tra USA e Russia. La guerra in Iraq, portata avanti nel 2003 da USA, Regno Unito e altri alleati (fra cui l'Italia) è stata vivamente osteggiata dalla Federazione Russa. Attorno agli anni 2006 e 2007 i rapporti tra USA e Russia sono diventati ancor più tesi per questioni riguardanti lo Scudo spaziale e il Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa.
La proposta statunitense di installare basi di difesa missilistica a terra in Polonia e Repubblica Ceca, nonché la prospettata creazione di basi militari in Romania e Bulgaria ha visto una forte opposizione russa, la quale denunciò i piani statunitensi come violazione del Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa. La situazione è culminata il 26 aprile 2007, quando il presidente russo Vladimir Putin annunciò l'intenzione di porre una moratoria al Trattato fino a che tutti i paesi non lo abbiano ratificato e abbiano iniziato ad implementarlo. Nel dicembre 2007 la Duma votò favorevolmente alla sospensione del trattato. Verso agosto 2007 la Russia per la prima volta dallo scioglimento dell'Unione Sovietica ha ripristinato su Europa, Pacifico e Atlantico voli strategici permanenti di aerei militari a lungo raggio. Nell'agosto 2008, a causa della guerra nell'Ossezia del Sud, i rapporti tra la Russia e il mondo occidentale, in particolar modo gli Stati Uniti, diventano ancora più tesi. Il 20 agosto 2008 la firma dell'accordo sullo scudo antimissile tra USA e Polonia crea ancora più tensione internazionale. Il giorno successivo Mosca annuncia l'intenzione di voler interrompere ogni collaborazione con la NATO[3]. Malgrado gli eventi negativi l'ascesa alla casa bianca di Obama e l'avvento della nuova politica estera americana hanno cominciato a ridistendere nuovamente i contatti fra le due superpotenze.

Gli studi
Negli studi occidentali sulla guerra fredda vengono solitamente individuati tre distinti periodi. Per più di un decennio dopo la fine della seconda guerra mondiale, pochi storici americani videro qualche ragione per sfidare l'interpretazione ufficiale statunitense sull'inizio della guerra fredda: ovvero che il deterioramento fosse il risultato diretto della violazione, da parte di Stalin, degli accordi di Jalta, dell'imposizione di governi dominati dai sovietici su un'Europa Orientale riluttante e di un aggressivo espansionismo sovietico. Ad ogni modo, storici successivi, in particolar modo William Appleman Williams nel suo La tragedia della diplomazia americana (1959) e Walter La Feber in AmericaRussia, e la guerra fredda,1945 - 1990 e poi dal 1977 al 1989 (1967), dettagliarono una preoccupazione preponderante: l'impegno statunitense a mantenere una "porta aperta" per il commercio americano nei mercati mondiali. Alcuni storici hanno sostenuto che le provocazioni e le ambizioni imperiali statunitensi furono da condannare parimenti, se non maggiormente. Negli ultimi anni della guerra fredda ci furono tentativi di forgiare una sintesi post-revisionista da parte degli storici. Dalla fine della guerra fredda, la scuola post-revisionista è quella dominante. Prominenti storici post-revisionisti includono John Lewis Gaddis e Robert Grogin. Essi, piuttosto che attribuire l'inizio della guerra fredda a una delle due superpotenze, si concentrano sulla mutua errata percezione, sulla mutua reattività e sulla responsabilità condivisa tra le superpotenze. Prendendo a prestito dalla scuola realista delle relazioni internazionali, i post-revisionisti, essenzialmente, accettano le politiche statunitensi in Europa, come l'aiuto alla Grecia nel 1947 e il Piano Marshall, sebbene non con pari enfasi accolgano gli analoghi interventi economici sovietici. Secondo questa sintesi, le "attività comuniste" non furono la radice delle difficoltà dell'Europa Occidentale, ma piuttosto furono gli effetti deleteri della guerra sulle strutture economiche, politiche e sociali dell'Europa. In aggiunta, il Piano Marshall ricostruì un sistema economico occidentale funzionante, che contrastò il fascino elettorale della sinistra radicale. Per l'Europa l'aiuto economico pose fine alla carenza di denaro e stimolò l'investimento privato nella ricostruzione del dopoguerra. Per gli USA il piano li risparmiò da una crisi di sovrapproduzione e mantenne sostenuta la domanda per le esportazioni americane. L'alleanza della NATO sarebbe servita per integrare l'Europa occidentale in un sistema di patti di mutua difesa, fornendo quindi una salvaguardia contro la sovversione o la neutralità all'interno del blocco. Rigettando l'assunto che il comunismo fosse un monolito internazionale con disegni aggressivi sul "mondo libero", la scuola post-revisionista ciononostante accetta le politiche statunitensi in Europa come una reazione necessaria per affrontare l'instabilità europea, la quale minacciava di alterare drasticamente l'equilibrio del potere in manier favorevole all'URSS e devastare il sistema politico ed economico occidentale. Molti osservatori di varie fedi politiche pensano oggi che gli Stati Uniti agirono in modi che né la loro costituzione né il sentimento nazionale potrebbero supportare (come combattere guerre non dichiarate senza l'esplicito supporto del Congresso). I capi degli Stati Uniti, sia politici che militari, citano comunemente la minaccia percepita alla loro sicurezza come giustificazione per le loro azioni. In molte zone del mondo, la popolazione locale sentì di essere manipolata ed abusata da entrambe le potenze. Gran parte dell'anti-americanismo di nazioni come l'Afghanistan viene attribuito ad azioni portate avanti dagli Stati Uniti stessi. Durante il conflitto con l'Unione Sovietica, gli USA sovvenzionarono e armarono i Mujaheddin, nella loro lotta per respingere l'occupazione sovietica, ma si tirarono fuori e li abbandonarono al loro destino una volta che l'URSS si ritirò dalla regione.